Amor proprio non è soltanto volersi bene, autostimarsi e proteggere la propria dignità. Amor proprio è molto di più. Per intenderci proviamo a prendere in considerazione ciò che desidereremmo per la persona che amiamo: vorremmo che sia in salute, che sia serena e felice, che possa realizzare i propri sogni, che si senta pienamente amata e che abbia piena soddisfazione dal vivere. Ebbene, Amor proprio è volere tutto ciò anche per se stessi.
Sembra scontato, ma comportarsi ponendo se stessi al centro di un sentimento così grande come l’Amore, a volte può risulta difficile, o peggio, di importanza trascurabile.
Amor proprio e autostima.
L’autostima viene spesso affiancata all’Amor proprio. In effetti l’autostima si manifesta attraverso la “stima” che si dona a se stessi. Attraverso l’autostima percepisco me stesso come meritevole di stima, di approvazione. Tuttavia l’autostima deve fare i conti con con le nostre azioni, i nostri comportamenti, le nostre scelte. L’autostima é strettamente connessa con la conoscenza che abbiamo di noi stessi e la valutazione che diamo ai nostri comportamenti quotidiani. La “lancetta” che misura la nostra autostima sale e scende continuamente. Non stimare un proprio comportamento può essere funzionale alla crescita personale, al miglioramento, ma può anche nascondere un “auto-boicottaggio” subdolo e pericoloso. Viceversa un’autostima esagerata può portare a pensare che il mondo debba girare attorno a se stessi, illuminando il “narciso” e l’egocentrismo.
L’autostima deve poter porre le proprie architetture su una base più stabile, più intrinseca al nostro stesso esistere, più consapevole che la nostra stessa esistenza é comunque meritevole di un amore incondizionato.
L’amor proprio ha al centro l’amore.
L’amore per se stessi di cui parlo è simile al sentimento solidale e confidenziale che lega persone amiche: è quell’amore di cui ho parlato in questo articolo tempo fa. L’autostima non può da sola generare amicizia e amore perché l’autostima é a volte giudicante e severa. Invece l’amor proprio è amarsi tanto da essere convinti di essere legittimati a darsi una, due, dieci, cento, mille possibilità di rimettersi in gioco, di riprovarci, di darsi incoraggiamento e fiducia.
Essere un buon professionista aiuta a stimarsi, ma è soprattutto un grande amore per se stessi la condizione che generare l’impegno necessario a diventare un ottimo “essere vivente”. Chiunque smetta di amarsi, presto inizia a stare male con se stesso.
Smettere di amarsi
A volte può capitare di amarsi meno, a volte non ci amiamo affatto. Le cause possono essere di diversa natura. Si può mettere in discussione l’Amor Proprio perché ci convinciamo (le convinzioni hanno le radici nella nostra mente) che non ci sia più nessuna possibilità per recuperare qualcosa che abbiamo perso. Quando perdiamo qualcosa, e magari la perdiamo per nostra responsabilità, nasce un sentimento di risentimento verso una parte di noi stessi. Nelle innumerevoli vie della psiche si combinano pensieri, azioni e reazioni che non sempre ci risultano chiare e comprensibili. E’ fra questi crocevia che le innumerevoli teorie psicologiche e psicoterapiche costruiscono scenari e messe in scena, non sempre d’aiuto. Preferisco credere che nei nostri comportamenti ci sia sempre una guida di lettura che affonda le proprie radici nella storia millenaria dell’uomo e del suo pensiero. Credo più nella filosofia che nella psicologia.
Ad esempio, già Platone intuì che ognuno di noi possiede un’anima, un “Daimon“, una guida che ci accompagna lungo tutta l’esistenza. L’anima ci ama incondizionatamente, e detta per ciascuno di noi una sceneggiatura di vita. Nell’anima risiede quell’Amor proprio che da senso a ciò che di bello, brutto, drammatico, entusiasmante ci capita nell’arco della nostra vita. A volte non ci convince quella sceneggiatura e nel pieno dell’illusione di poter “costruirsi e salvarsi da soli” la mettiamo da parte.
Felicità e dolore
Nel ritrovare più e più volte l’ amore per me stesso ho affrontato alcuni passaggi chiave, faticosi, dolorosi e di non facile comprensione. Una vita dove l’amicizia e l’amore hanno uno spazio importante ha spesso tratti di immensa felicità e di dolore altrettanto profondo. La felicità, si sa, non arriva all’improvviso, e il dolore neppure. Gli esseri umani tendono inesorabilmente a godere dei momenti felici ma allontanano, evitano, sottovalutano i momenti di dolore. Ogni volta che rimuoviamo il dolore ci allontaniamo dalla sceneggiatura che ci pone davanti l’anima.
Un amico al quale ho raccontato alcune mie esperienze di vita mi ha detto: “hai elargito (come accade a tutti) moltissime carezze con grande passione, sincerità e purezza. Hai ricevuto in cambio (come accade a tutti) moltissime “sberle” che ti hanno provocato dolore. Il problema non sono le sberle, che purtroppo possono capitare; il problema è che tu non ti sei amato abbastanza per soffrire sinceramente il dolore per quelle sberle”.
Mi stava dicendo che non mi ero imbevuto del significato di quelle sberle! Non avevo dato un senso a quelle sberle, un valore, un messaggio.
La mia anima, il mio Daimon, hanno determinato per me la necessità di quelle sberle. E altre ne ricevo. E altre ne riceverò. C’è stato un periodo nella mia vita in cui nel mio intimo ho accolto le sberle come se non mi considerassi degno di meritare di più. Ogni sberla era semplicemente numerata e archiviata nell’armadio dei dolori sterili. E’ stato solo prendendo consapevolezza del dolore di ogni singola sberla che ho compreso quanto amarmi significasse volere per me ciò che voglio per chi amo. Ho ricordato qualche sberla rifilata a mio figlio, qualcun’altra ricevuta da mio padre. Erano sberle colme di significato e di amore. Ogni sberla presa é un atto d’amore che segue un disegno preciso. Se ricevo una sberla devo capire quale significato abbia nella mia vita quella sberla.
L’Amor proprio é di origine divina
Sono nato in Italia, cresciuto in un ambiente cattolico. Ma nei miei studi mi sono imbattuto in Martin Lutero teologo tedesco che ebbe una grandissima importanza anche per l’evoluzione musicale. Ma ciò che mi affascina tuttora del pensiero luterano era il disegno che fece del rapporto fra l’uomo e Dio. Mentre studiava San Paolo, Lutero rimase colpito dalla rappresentazione di Dio come “Sommo Giudice”. Secondo Lutero un Dio “giusto e vendicatore” non poteva essere superiore al “Daimon” platoniano, che invece ama sempre incondizionatamente.
Tutti sbagliamo, tutti facciamo errori, tutti abbiamo segnato qualcosa nella nostra coscienza che ci inquieta. Il quotidiano ci restituisce a volte delle “sberle”. Ma l’amore rimane saldo, non negoziabile. Per Lutero l’amore divino é di questo tipo. Non è con le azioni che ci giochiamo l’amore divino. La “fede” nell’amore incondizionato ci rende “a somiglianza” di Dio.
L’Amor proprio é un atto di fede, gratuito, che offriamo alla nostra immagine divina, alla nostra anima, al nostro Daimon. L’Amor proprio é come una fonte alla quale possiamo attingere sempre, una fonte di amore stabile. L’amor proprio é intrinseco alla nostra stessa esistenza. Anzi, precede e prosegue oltre la nostra vita.
Quando diciamo di “amare” la musica di Mozart, stiamo amando il frutto dell’anima di Mozart, del suo infinito Amor proprio. Nonostante questo immenso Amor Proprio Mozart è morto giovane, squattrinato e malato. Riutilizzando e rielaborando le stesse parole che disse Mozart all’imperatore quando quest’ultimo disse che ci fossero troppe note nel suo “Ratto dal Serraglio” immagino che Mozart stesso risponderebbe: “Ditemi voi quali altre note avrei potuto scrivere vivendo diversamente e di più”. Mozart appartiene ad uno delle anime più belle mai esistite.
Uno dei comandamenti più antichi del mondo recita: “ama il prossimo tuo come te stesso”. In questo comandamento l’amore per se stessi é dato per certo, é una unità di misura fissa. Se non amiamo noi stessi non possiamo amare il nostro prossimo. Se non amiamo noi stessi é perché ci rendiamo sordi e ciechi rispetto all’amore incondizionato e certo che ci offre la nostra anima.
L’Amor proprio é un sole sempre presente. Sta a noi non nasconderci nelle tenebre.